CELTIC (4-2-3-1) Gordon; Matthews (O’Connell 46), Ambrose, Denayer, Izaguirre; Kayal (Bitton 69) Johansen; McGregor, Commons, Berget (Griffiths 42); Stokes
Not Used: Zaluska, Henderson, Pukki, Wakaso
DUNDEE (4-4-2) Letheren; McGinn, McPake, Konrad, Irvine; Roberts (Boyle 66), McAlister, McGowan, Stewart; Harkins (Ferry 58); MacDonald (Tankulic 58)
Not Used: Bain, Davidson, McBride, Wighton
Marcatori: McPake 1’; Griffiths 51’
Provaci ancora, Ronny. Provaci, a lasciarlo fuori di nuovo. Provaci, a rinunciare nuovamente a lui. Perché nei tuoi deliri rivoluzionari – calcisticamente parlando, s’intende – a tenerti a galla nel maremoto cui stai permettendo di abbattersi su Kerrydale Street, è stato proprio lui: Leigh Griffiths.
Gli è bastato un tiro, un solo tiro, per evitarti l’ennesima sconfitta in un inizio di stagione tra i peggiori che si ricordino. E non è solo questione di risultati. È questione di mentalità e identità nel gioco. Eppure tu, un giovane signorotto norvegese che di mestiere sostiene di fare l’allenatore di calcio, ti eri presentato con la promessa di portare una ventata di aria fresca; un gioco volto a un grande possesso palla, con giocatori che si scambiano posizione tra loro in campo e il tanto osannato – non dal sottoscritto, sia ben chiaro – falso nueve. Tutto bellissimo, a parole. Peccato che il Camp Nou e la Catalogna siano qualche chilometro più a sud. Questa è la Scozia, amico. Questa è Glasgow. Questo è il Celtic.
Entrando nel merito della sfida di Dens Park contro il Dundee Football Club, Ronny Deila decide di cambiare qualcosa rispetto alla formazione che ha fallito l’accesso alla fase finale di Champions League perdendo in casa contro un modestissimo Maribor. Quindi fuori Lustig, Van Dijk e Mulgrew. Dentro ci vanno Matthews, Denayer e Commons. Ora, premesso che questi tre meriterebbero sempre un posto da titolare per quanto mi riguarda, vorrei spezzare una lancia a favore di uno degli esclusi. L’escluso in questione è Charlie Mulgrew, bocciato per le sue prestazione non certo positive. Fin qua tutto normale, no? Sì, tutto normale. Normale, se non fosse che viene sacrificato in ruolo, quello di vertice basso a centrocampo con compiti di impostazione, che non è certo il suo. Non so se Deila abbia mai visto qualche video o anche solo parlato col ragazzo chiedendo qual è la sua posizione in campo, fatto sta che Mulgrew è un difensore dai piedi educati in grado di giocare come sia come centrale – con maggiore affidabilità di un certo Ambrose – sia come terzino sinistro – con una percentuale di cross andati a buon fine nettamente superiore a quella di Izaguirre.
erò che posso farci, squadra che perde si cambia. Allora mi collego in streaming col mio pc con tutti i buoni propositi del caso, speranzoso di vedere dei miglioramenti rispetto alle uscite precedenti. In fin dei conti la speranza è l’ultima a morire.
Invece la mia di speranza muore subito, perché i padroni di casa partono alla grande. E dopo 51 secondi si ritrovano già in vantaggio grazie a McPake, che di testa beffa tutti sugli sviluppi di un corner. Ad aggiungere una vena comica a quella che si profila essere l’ennesima disfatta, ci si mette il fatto che il giovane McGregor (l’unico a salvarsi in questa prima fase di stagione) appostato sul palo liscia completamente il pallone.
Incassato il colpo il Celtic prova a ripartire, ma niente di eccezionale. Commons calcia alto da posizione defilata, prima che Stokes dimostrando almeno lui un po’ di determinazione liberandosi di McPake e Konrad guadagnando una discreta occasione. Occasione che si vanifica in un nulla di fatto perché il suo tiro è troppo debole per poter impensierire il portiere Letheren.
Col passare dei minuti vedo un Celtic incapace ancora una volta di imporre il suo gioco… ma quale gioco? e soprattutto incapace di reagire. La sensazione che si fa largo in me, ancora una volta, è che siamo diventati una squadra senza palle incapace di reagire quando va in svantaggio.
Ah, quanto mi manca Neil Lennon…
Con i Bhoys in bambola totale è il Dundee ad avere le occasioni migliori, che gli permetterebbero di chiudere la partita una volta per tutte. Roberts butta un pallone in area e MacDonald non aggancia il pallone del possibile raddoppio per una semplice questione di millimetri. Roberts ci riprova poco dopo, ma grazie a cielo Gordon si oppone con un grandissimo intervento.
Arrivati quasi alla fine della prima frazione di gara Deila dimostra un barlume di sanità mentale e decide di togliere il suo inutile pupillo Berget per dare spazio a quell’illustrissima testa di cazzo, ma grandissimo centravanti, che risponde al nome di Leigh Griffiths. È la prima volta che lo fa giocare per più di un quarto d’ora e sono proprio curioso di vedere cosa succederà.
Nella ripresa la musica sembra essere cambiata e come volevasi dimostrare il ragazzo venuto da Leith ci mette appena cinque minuti a sistemare le cose, complice anche una fortunata deviazione, con un rasoterra che si infila giusto giusto nell’angolo dove Letheren non può arrivare. Il classico gol dell’ex, dato che ha giocato nel Dundee tra il 2009 e il 2011 realizzando anche 21 reti in 47 presenze. A questo punto abbiamo dimostrazione di che personaggio incredibile sia Griffiths; prima esulta sotto il settore occupato dai tifosi biancoverdi, poi si volta verso i padroni di casa alzando le mani in segno di scusa.
Raggiunto il pareggio, il Celtic cresce. Il rovescio della medaglia è che, nella ricerca del secondo gol, la squadra si sbilancia troppo in avanti lasciando agli avversari la possibilità di colpire in contropiede. Solo un recupero provvidenziale di Denayer e un’altra bella parata di Gordon impediscono che il peggio ci faccia piombare di nuovo nella sconfitta.
La partita si chiude così sul risultato di 1-1. Un pareggio che allontana il Celtic dall’Inverness capolista e che fa piombare la squadra al quinto posto in classifica. È solo l’inizio, vero, ma se la rivoluzione di Deila è questa, non lascia ben sperare per il futuro.
Di Alessandro Girola